lunedì 16 febbraio 2015

L' arciere di emozioni

Giuro, quando mio figlio dal piano superiore, ha sentito le note di un violino e di un pianoforte è corso giù ad assicurarsi che stessi ancora respirando.
Credevo che non esistessero più parole per descriverlo, per esternare le sensazioni provate in quell'istante, ma piano piano sono tornate ad affollare la mente, a rincorrersi tra loro, a sbattersi addosso, a tornare indietro e a riemergere.
E' strano pensare a come poche ore prima di sapere, avessi ipotizzato un brano di Fossati, memore delle parole di Marco che già aveva dichiarato amore per questa canzone e che avrebbe voluto che gli omaggi fossero fatti alle persone ancora presenti da poterli apprezzare. Poi è iniziata l'attesa, già di per sè carica di emozioni, per il contesto, per la consapevolezza che dopo giorni di musica maltrattata e urlata forse lui sarebbe stato balsamo per le orecchie.
Ed eccolo lì, seduto su uno sgabello, contornato da quei dipinti, che respira arte ma con il fiato mozzo e l'urgenza di musicare quei pensieri, parla pochissimo per immergersi nell'atmosfera e per non cedere alla paura. Inizia a recitare quella meravigliosa poesia, difficilissima, ricca di parole e di intenzioni, scandendole una ad una e impreziosendole di lampi di immagini, con la naturalezza di fare una cosa che sente sua, eppure con il timore reverenziale per accostarsi ad una tale poesia non sentendosene abbastanza degno, desideroso di non deludere il maestro ma con il coraggio di provarci, concentrato sul testo ma nel contempo sprofondato nel suo mondo, indifferente a ciò che gli succede intorno ma capace di catturare e centellinare ogni minima vibrazione che lo sfiora.
Ho trattenuto il fiato in quei pochi minuti, tremando come lui, ma questa ormai è cosa nota, e sono rimasta intontita per diverse ore, quasi avessi preso una botta in testa.
Mi è venuto in mente quando, lo scorso anno, mi sono ritrovata accartocciata in terra di fronte a un dipinto di Renoir e incurante della gente che mi camminava intorno; la sensazione è simile a questa, trattasi di sindrome di Stendhal? Non ne ho idea, so che Marco, un arciere di emozioni, così esposto e senza filtri, tende l'arco, mira al petto, scocca la freccia e colpisce dritto al cuore. 



1 commento:

I commenti vengono controllati prima di essere pubblicati