giovedì 14 agosto 2014

“E' sempre il pubblico a decidere fino dove può arrivare un musicista” Intervista a eldia.es (traduzione)



Intervista rilasciata al sito http://www.eldia.es/ di Tenerife- Canarie

E' sempre il pubblico a decidere fino dove può arrivare un musicista

A 25 anni ha già avuto tempo di vincere la versione italiana di “X-Factor”, di trionfare in varie occasioni a San Remo – alla sua prima partecipazione arrivò terzo e alla seconda primo – e di rappresentare l'Italia nel festival Eurovision 2013. Con un percorso così effervescente era solo questione di tempo prima che Marco Mengoni (1988) arrivasse in cima alle liste di vendite che in Spagna. Durante una parentesi di una stancante promozione il cantante, che già viene considerato come una minaccia per l'eterno regno di Eros Ramazzotti, parla dei suoi piani per il futuro a “El Dìa”. “Conosco l'isola per i suoi paesaggi e per le cose buone che ho sempre sentito dire su questa terra, ma mi attrae la possibilità di cantare qui un giorno” commenta prima di tornare a quello che chiamano il paese a forma di stivale.



Oltre a tutte le conquiste già elencate, bisogna aggiungere un MTV Music Award. Ti mette pressione essere il primo italiano ad aver ottenuto quel titolo?
Non mi sento sotto pressione, ma anzi aiuta a rendere la mia musica più incisiva quando esce dall'Italia.   In questo momento è incoraggiante pensare che lo spazio che posso occupare è molto più grande di quello che potessi immaginare. 
La Spagna è un mercato attraente per gli italiani e devo approfittare di questa occasione.

E il fatto che la critica ti ritenga un possibile sostituto di Eros Ramazzotti?
Quello è qualcosa che non posso impedire, ma che non mi piace, perché capisco che ogni cosa ha il suo tempo e ci sono confronti molto difficili da fare... Io non faccio musica con l'intenzione di occupare i vuoti che hanno lasciato altri, ma per  l'emozione di trasmettere dei sentimenti attraverso una canzone.

Che sensazione ti ha provocato entrare nella lista privilegiata dei grandi interpreti italiani?
La musica italiana è un campo molto difficile da difendere perché esiste una tradizione molto profonda. Il mio desiderio è poter godere per molti anni di tutto quello che mi sta succedendo.

San Remo continua ad essere un luogo mitico, no?
E' un luogo magico dove si possono realizzare molti sogni. L'ultima volta che ho cantato lì -a febbraio 2013 – mi hanno dato l'opportunità di presentare quel che sarebbe stato il mio nuovo CD ed è stato un trampolino di lancio per la mia carriera. 
Chi ha successo lì è pronto per fare il grande salto, ma alla fine è sempre il pubblico che decide fino a dove può arrivare un musicista.

Ma prima della consacrazione hai dovuto esporre il tuo talento in un “talent show” dal quale è sei uscito vittorioso. Come ha influito quel successo su tutto ciò che è venuto dopo?
E' stata una scorciatoia verso il successo... Mi ha dato  visibilità mediatica, ma dovevo ancora dimostrare che l'amore che sento per questo lavoro era più grande di un concorso televisivo. E' stato un apprendistato che mi ha permesso di vivere giorno per giorno il percorso di un artista. Mi è servito anche per calcolare i tempi del successo.

Il fatto di essere riuscito a vendere quasi 250.000 copie dei tuoi primi EP è sintomo del fatto che la gente aveva voglia di ascoltare la tua musica. E' un grande vantaggio in un momento in cui non si vendono dischi?
Sono un artista che è nato in mezzo ad una crisi; i giorni buoni devono ancora arrivare. Sicuramente oggi non si vendono più tanti dischi come in passato, ma esistono mezzi che permettono una maggiore diffusione della mia musica. Una persona che abbia la curiosità di sapere chi sia Marco Mengoni, può risolvere i suoi dubbi davanti ad una tastiera o realizzando una ricerca via telefono. I canali di distribuzione sono cambiati, ma la musica è immortale.

Poichè la maggior parte delle avventure artistiche che hai compiuto hanno avuto un esito positivo, ti senti più combattivo per puntare ad obiettivi più grandi?
So dove sono e gli obiettivi che ho raggiunto, ma senza lavoro non si ottiene nulla. Dietro a questo momento ci sono stati quattro anni di lavoro e ho imparato a vivere con le esigenze di questo periodo. Se una cosa non viene bene alla prima bisogna continuare ad insistere finché non lo riuscirà. Il segreto è non smettere finché non ti sarai assicurato una ricompensa.


L'articolo originale di Jorge Dávila qui:

http://eldia.es/2014-08-11/cultura/cultura11.htm



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