mercoledì 15 febbraio 2012

Whitney..di Marco Mengoni

Il ricordo più recente che ho di Whitney Houston è anche quello più triste. lei era l'ospite di una puntata di X- Factor 3. Era l'ottobre 2009, il programma era iniziato da un mese e noi concorrenti stavamo prendendo le misure con la TV: il pensiero di vedre una leggenda come lei sullo stesso palcoscenico dove cantavamo noi ci dava un'emozione enorme. Eravamo in sala trucco prima della diretta, quando arrivò uno squadrone di gente: Whitney era circondata, si infilò nel camerino  e nessuno di noi riuscì a parlarle; era vietato dal suo management, ci dissero. Poi arrivò il momento dell'esibizione. Appena salì sul palco strizzata in un tubino bianco fu evidente che c'era qualcosa che non andava. Nel suo viso: bellissimo ma  appannato da un'ombra di tristezza. Nel suo canto: la voce straordinaria che eravamo abituati a sentire suonava spenta come se qualcuno avesse appoggiato due mattoni di tufo sulle sue corde vocali che non riuscivano più a  vibrare. Whitney sembrava stanca, per niente entusiasta di cantare. A vederla così, il dispiacere fu enorme. Ma oggi, ripensando a lei che canta Million Dollar Bill senza convinzione, sono incazzato. Con quell'entourage che invece di proteggerla l'ha trascinata in giro per il mondo con i suoi problemi e ha spremuto fino all'ultima goccia il profitto della sua voce.
Il talento, il virtuosismo, quel timbro nero ma variegato dentro il quale c'è di tutto, l'hanno portata in cima al mondo ma nello stesso tempo in fondo a se stessa. Non era solo il marito violento, non erano solo l'alcool e la droga. Forse, guardandosi allo specchio, Whitney non si riconosceva più. Era fragile e isolata, e non ha  avuto attorno persone che le hanno voluto bene. Ci lascia le sue canzoni e una voce che ha influenzato tutte le cantanti  soul di oggi, da Beyoncè in giù.
A me lascia anche un ricordo d'infanzia: ero nella cucina di casa quando per la prima volta sentii mia madre cantare I Will Always Love You mentre lavava i piatti. Non ero ancora  appassionato di musica ma quella canzone mi esaltava. Come I Have Nothing : ancora oggi è impiantata nella mia testa. E non se ne andrà mai. 
 ( da Vanity Fair)





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